Una di quelle figure che rimangono nell’ombra, lontane dalle luci della ribalta. Importante come pochi, nella stagione di una squadra, il medico sociale. Raccoglie segreti e ansie, lenisce dolori fisici ed emotivi. Nella Handball Erice, è Franco Masnata che riveste questo ruolo: ricevendo e regalando stima, fornendo un contributo essenziale alla nostra famiglia. Soprattutto, però, badando alla salute delle nostre Arpie.
Doc Masnata, racconta come ti sei avvicinato al mondo HE…
“Conosco Zio Bobbe (Norbert Biasizzo, ndr)) da più di quarant’anni. Abbiamo trascorso molte vacanze estive insieme, in compagnia dei nostri amici più cari, condividendo momenti indimenticabili. È stato proprio durante uno dei nostri incontri, avvenuto casualmente in spiaggia a Trapani dopo tanti anni, che, parlando del più e del meno, Norbert mi ha raccontato dei suoi progetti. Mi ha accennato che aveva in mente di riportare la pallamano a Trapani e, contestualmente, mi ha espresso il desiderio di coinvolgermi in questo progetto come medico sociale. Incredibilmente (per tutti, ma non per chi conosce Norbert), l’anno successivo mi ha chiamato, dicendomi che il progetto era già pronto”.
Cosa ti ha spinto ad accettare?
“Da uomo di sport, da medico sportivo e soprattutto da amico, lusingato, ho accettato la sua proposta. Ho avuto modo di avvicinarmi alla pallamano nei primi anni successivi alla mia laurea, dal 1990 al 1995, come medico sociale della squadra De Stefano del mitico prof. Mannarà, che all’epoca militava nel campionato di Serie C maschile”.
L’esperienza che stai vivendo: quanto ti sta formando dal punto di vista umano e professionale?
“Avere a che fare con un gruppo di professioniste di diverse nazionalità, con differenti modi di pensare e di approcciarsi alle terapie mediche che consiglio, è uno stimolo straordinario dal punto di vista professionale”.
L’approccio all’infortunio o al malessere: che differenze riscontri nel comportamento delle atlete rispetto a un paziente comune?
“L’approccio al malessere generale è pressoché identico a quello di qualsiasi paziente. Tuttavia, l’infortunio per un’atleta viene vissuto sempre con uno stato d’ansia maggiore rispetto a un paziente comune. È, quindi, importante offrire alle ragazze anche un supporto emotivo, sebbene la cura e la riabilitazione dell’infortunio restino fondamentali. In questo processo, sono affiancato da uno staff fisioterapico eccezionale, presente in società”.
Quali sono stati i momenti più emozionanti che finora hai vissuto?
“Rispondere è facile: le conquista delle due Coppe Italia e delle due Supercoppe sono state esperienze uniche e indimenticabili, capaci di suscitare grandissime emozioni.
Le trasferte della Europe Cup, prima a Granollers in Spagna l’anno scorso e poi quest’anno a Kaunas in Lituania, hanno lasciato ricordi indelebili nella mia memoria.
Ma sono sicuro che le emozioni più grandi devono ancora arrivare”.
Un buon medico di una squadra è anche un po’ uno psicologo: che gruppo è quello di quest’anno dal punto di vista caratteriale? E che ambizioni può coltivare?
“Quest’anno, il gruppo delle atlete è molto affiatato. Non è solo una frase fatta: si tratta davvero di una ‘grande famiglia’. Le ambizioni? Sono ottimista: continueremo ad alzare l’asticella sempre più in alto! In due parole: ci divertiremo…”.